Tagfuturo

La città che respira

Ci sono città che soffocano: strade roventi, aria immobile, piazze senz’anima. Quartieri dove l’asfalto brucia, i muri rilasciano calore, e il cemento non lascia spazio ad altro che al suo silenzio. E ci sono città che respirano: fresche, verdi, vive. Città che sanno offrire ombra e acqua, che mescolano natura e architettura, che accolgono chi le abita. La differenza non è casuale: è una scelta...

Manager custodi, non dominatori

Per decenni abbiamo immaginato il manager come colui che guida dall’alto, che ordina, che decide da solo. Una figura che incarna il mito del comando: torre isolata, potere concentrato, forza che si misura nella distanza dagli altri. Abbiamo celebrato il capo onnisciente, il dominatore che regge tutto da sé, come se la leadership fosse sinonimo di solitudine. Ma quel modello ha mostrato le sue...

Abitare il futuro

La casa non è più solo un tetto. Non è un bene da accumulare, un muro da difendere o un investimento da rivendere. La casa è un organismo vivo, che respira con le persone, muta con le stagioni delle relazioni, si apre alla comunità. Non una proprietà statica, ma una trama di vita che evolve. Per troppo tempo abbiamo pensato all’abitare come a una gabbia da possedere: mattoni e muri che definivano...

Il coraggio del non ancora

Ci sono momenti in cui nulla è definito. Né passato, né futuro. È la soglia: fragile, sospesa, dove ogni possibilità resta aperta. Sono i confini mobili che spaventano e affascinano, perché nulla è certo eppure tutto può nascere. Abitare il “non ancora” non è debolezza: è la competenza più radicale che l’homo eco-centrico possiede. Significa accettare la fragilità dell’attesa, viverla come...

Il lavoro che manca: dall’ascensore sociale rotto al bisogno di una nuova cultura d’impresa

Un giovane su quattro in Italia pensa di cambiare lavoro nei prossimi sei mesi. A dirlo è il rapporto Grafton di Excellera Intelligence: una fotografia nitida di un mercato del lavoro dove l’insicurezza economica e contrattuale è il vero motore delle scelte, mentre motivazioni come valori aziendali, opportunità all’estero o desiderio di cambiare settore restano marginali. Dietro questo dato, che...

LSH: cosa, come e -soprattutto- perché

Una soglia tra ciò che esiste e ciò che può ancora accadere Ci sono scelte che non nascono da un piano, ma da un’urgenza. Scelte che non derivano dalla volontà di aggiungere qualcosa, ma dal bisogno di colmare un vuoto. LSH è una di queste scelte. Non è nata perché volevo lanciare un nuovo progetto imprenditoriale. Non è nata per occupare uno spazio di mercato. È nata, al contrario, per creare...

La bicicletta non è la soluzione. È uno strumento di un sistema più grande

Negli ultimi anni la bicicletta è diventata il simbolo più immediato della sostenibilità urbana. Semplice, accessibile, a impatto quasi nullo: pedalare sembra la risposta a molti dei mali delle nostre città. Ma è davvero così? La verità è che la bici non è la soluzione universale. È parte di un sistema più ampio, che deve essere progettato con realismo, equilibrio e rispetto per le persone. I...

Ogni spazio prende forma da chi lo abita

“Non è il progetto che crea valore. Sono le persone che gli danno respiro.” Le imprese non sono fatte solo di strategie. Le organizzazioni non vivono solo di processi. I progetti non nascono solo da brief ben scritti. Tutto prende forma dalle persone. Puoi avere il business model più innovativo. La governance più snella. La struttura più efficiente. Ma se le persone non si riconoscono, quel...

Sulla soglia tra ciò che esiste e ciò che può diventare

“LSH vive nel passaggio. Non si fissa in strutture, ma accompagna transizioni.” Ogni trasformazione vera ha un prima e un dopo. Ma il momento più delicato — e più creativo — è il durante. Quel tempo in cui nulla è ancora chiaro, ma qualcosa ha già cominciato a muoversi. Quello spazio si chiama soglia. È lì che nasce il cambiamento. È lì che si accende la visione. Le soglie non si abitano. Si...

Il gioco come atto serio: perché l’impresa deve tornare a giocare

C’è qualcosa di profondo, di quasi rivoluzionario, nell’osservare un bambino costruire con i mattoncini LEGO. Non segue un progetto preordinato, non chiede permessi, non teme l’errore. Sperimenta. Prova, sbaglia, ride. Impara. E costruisce mondi. E se fosse proprio questo il modello educativo che manca oggi al lavoro, all’impresa, alla società? Abbiamo smesso di giocare Nel passaggio...

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