Costruire futuro: tecnologia, persone e cultura per un’edilizia che rigenera società e città

C

Viviamo in un tempo in cui l’edilizia non può più limitarsi a costruire muri e tetti. La sua vera missione è quella di creare contesti in cui le persone possano vivere meglio, crescere insieme e dare forma a un futuro condiviso.

Questa visione è al cuore del mio percorso personale e professionale: unire impresa e cultura, tecnologia e comunità, sviluppo economico e responsabilità sociale.

Un modo di essere e di intendere il vivere che è alla base del mio modo di interpretare e svolgere il ruolo di Direttore generale all’interno di Ingegneria Emiliana.

In questo anno e mezzo in cui lavoro all’interno di Ingegneria Emiliana ho visto da vicino come l’edilizia italiana, pur tra difficoltà strutturali e resistenze culturali, conservi ancora un enorme potenziale di innovazione.

Un potenziale che può esprimersi solo se abbiamo il coraggio di trasformare i cantieri in laboratori di futuro e le imprese in piattaforme di crescita collettiva.

Non si tratta solo di adottare nuove tecnologie o formare nuove competenze: si tratta di riscoprire il senso profondo del costruire, inteso come atto culturale, sociale ed etico.

Per farlo è necessario, come prima cosa, rompere uno schema che si basa su “tavoli contrapposti” e che vede spesso -soprattutto nel pubblico- la committenza (e/o stazione appaltante), la DL e l’impresa esecutrice in lotta tra loro, preoccupate più a scaricare su altri le responsabilità di eventuali problematiche, piuttosto che concentrarsi a trovare soluzioni funzionali e condivise.

La tecnologia al servizio della visione

L’innovazione tecnologica è un acceleratore straordinario, ma da sola non basta. Strumenti come l’intelligenza artificiale, il Building Information Modeling (BIM), i gemelli digitali o i sensori IoT stanno cambiando il modo di progettare, costruire e gestire gli edifici.

L’AI consente di analizzare grandi quantità di dati per ottimizzare i flussi di lavoro e prevenire i rischi, mentre il BIM crea modelli collaborativi che integrano progettisti, imprese e manutentori.

I cantieri diventano così ecosistemi digitali capaci di generare efficienza, sicurezza e sostenibilità.

Ma questa trasformazione tecnologica deve essere orientata da una visione chiara: quella di un’edilizia che non produce solo edifici, ma genera valore per le persone e per i territori.

L’innovazione ha senso solo se è messa al servizio di città più vivibili, di ambienti di lavoro più sicuri, di case più efficienti e inclusive.

L’impresa edile del futuro non è un mero esecutore di opere, ma un attore consapevole di una filiera che integra energie rinnovabili, economia circolare, qualità architettonica e responsabilità sociale.

Persone al centro: giovani e donne per un settore più inclusivo

L’edilizia soffre da anni di un grave problema di attrattività.

I giovani e le donne faticano a riconoscersi in un settore percepito ancora troppo tradizionale, faticoso e maschile. Eppure, proprio in questi due mondi si trova l’energia capace di rigenerare il settore.

Le donne portano un approccio diverso alla leadership, alla gestione dei processi e all’attenzione al dettaglio.

I giovani portano con sé la padronanza delle tecnologie digitali e una naturale propensione alla collaborazione multidisciplinare.

Entrambi sono portatori di una cultura del lavoro che mette al centro il benessere delle persone e il senso del fare.

Per questo, attrarre, formare e valorizzare questi talenti non è solo un tema di equità sociale: è una questione strategica per la sopravvivenza e la competitività del settore.

Le imprese devono diventare luoghi di crescita professionale e umana, capaci di offrire prospettive di carriera, formazione continua e qualità della vita.

Solo così l’edilizia potrà recuperare il suo ruolo di ascensore sociale, contribuendo a una società più equa e dinamica.

Un’edilizia di senso, non solo di cemento

Il tempo delle grandi volumetrie e dei cantieri infiniti è finito.

Oggi il vero valore dell’edilizia si misura nella sua capacità di generare senso, non solo metri quadrati.

Ristrutturare piuttosto che costruire ex novo, rigenerare spazi urbani abbandonati, restituire vita ai quartieri periferici, creare ambienti sostenibili e inclusivi: questa è la sfida.

Un’edilizia di senso progetta edifici che si inseriscono armoniosamente nei tessuti urbani, rispettano l’ambiente e migliorano la qualità della vita di chi li abita.

Un’edilizia di senso, soprattutto, agisce con responsabilità: verso il pianeta, riducendo consumi e emissioni; verso le comunità, promuovendo coesione sociale e inclusione; verso le persone che lavorano nei cantieri e negli uffici tecnici, garantendo sicurezza, dignità e sviluppo professionale.

L’edilizia che immagino e per cui lavoro ogni giorno, all’interno di Ingegneria Emiliana, non è solo più tecnologica, più efficiente o più produttiva.

È un’edilizia che:

  • Mette la persona al centro, come lavoratore, cittadino e abitante, promuovendo benessere e crescita.
  • Integra tecnologie avanzate per costruire meglio e in modo più sostenibile, ma senza perdere il valore artigianale del mestiere.
  • Rigenera i territori, non li consuma; valorizza l’esistente, non costruisce solo per costruire.
  • Abbraccia la diversità, aprendo spazio a donne, giovani e nuove professionalità capaci di innovare il settore.
  • Coltiva la cultura, perché costruire città significa costruire comunità e senso di appartenenza.
  • Si prende cura del futuro, non lo subisce: pianifica, investe, educa.

Le aziende edili devono diventare catalizzatori di questo cambiamento: non più meri appaltatori, ma promotori di sviluppo territoriale, innovatori sociali, custodi del paesaggio e facilitatori di valore condiviso.

Le città che nasceranno da questa nuova edilizia saranno più vivibili, resilienti, inclusive.

Questo permette alle persone che le abiteranno di riconoscersi finalmente, non solo come utenti degli spazi, ma come protagonisti della loro costruzione.

Costruire ogni giorno il cambiamento

Questa visione non può restare un manifesto teorico: deve diventare un comportamento quotidiano, un modo diverso di intendere il lavoro nei cantieri, negli uffici tecnici, nelle imprese e nelle istituzioni.

Questa è la mia missione, far crescere e sviluppare Ingegneria Emiliana trasformando questa visione e questo manifesto in un approccio condiviso da tutti gli stakeholder del mondo edile.

Ogni imprenditore edile, ogni progettista, ogni amministratore locale può iniziare oggi stesso a costruire questa trasformazione:

  • Scegliendo materiali e soluzioni sostenibili, anche quando il mercato ancora non li richiede.
  • Investendo su formazione e benessere dei propri collaboratori, perché un’impresa cresce solo se crescono le persone che la vivono.
  • Cercando alleanze tra imprese, professionisti, scuole e territori per condividere idee e progetti, anziché competere solo sul prezzo.
  • Aprendo i cantieri e le aziende a nuove competenze e sensibilità, perché solo così possiamo innovare davvero.
  • Governando il digitale, non subendolo: utilizzando dati e tecnologie per migliorare la qualità del lavoro e degli edifici, non solo per ridurre i costi.

Non serve aspettare riforme miracolose o rivoluzioni improvvise.

Il futuro dell’edilizia e delle città è responsabilità di ogni singolo stakeholder: si costruisce un progetto alla volta, un cantiere alla volta, una persona alla volta.

Serve coraggio, coerenza e visione.

Camminare in questa direzione significa non solo fare gli interessi della propria impresa, ma è soprattutto un contributo concreto a scrivere una nuova pagina del nostro modo di abitare -e vivere- il mondo.

Un’alleanza per il futuro dell’edilizia e delle città

Possiamo e dobbiamo scegliere, ogni giorno, se restare spettatori di un cambiamento che ci travolge o diventare protagonisti di una trasformazione che rigenera le nostre città e le nostre imprese.

Costruire edifici è importante. Ma ancora più importante è costruire valore, costruire comunità, costruire futuro.

Per questo oggi serve un’alleanza nuova:

  • tra pubblico e privato, capace di superare le logiche di scontro sterile e focalizzarsi sulla generazione di soluzioni condivise;
  • tra imprese e lavoratori, fondata su rispetto, crescita e corresponsabilità;
  • tra tecnologia e cultura, per governare l’innovazione anziché subirla;
  • tra generazioni e competenze, per un settore che sia davvero aperto e inclusivo;
  • tra territori e imprese, per generare sviluppo locale e benessere diffuso.

Questa è l’edilizia che immagino. Questa è la sfida che ogni giorno porto avanti in Ingegneria Emiliana insieme ai miei colleghi e ai nostri partner. Un’edilizia che non costruisce solo muri, ma apre strade. Strade su cui camminare insieme, con coraggio e responsabilità, verso città più vive, imprese più forti e persone più libere di crescere.

Chi è l'autore

Lapo Secciani

Sono un imprenditore, un manager e un creativo.
Non seguo gli schemi: li rompo.
Credo nelle persone, nel loro talento e nella loro unicità.
Il mio lavoro e le mie competenze tendono a far emergere il valore delle aziende e delle persone, disegno strade inesplorate e così genero valore: per le persone, per la comunità, per l’ambiente e per le aziende.
Mi ispiro a due modelli: Sergio Marchionne e Adriano Olivetti.

Commenta

Categorie

Archivi