Fili invisibili

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Ci sono incontri che nascono quando meno te lo aspetti. Non sono annunciati da eventi ufficiali, né custoditi nei circuiti patinati del business. Capita invece che arrivino da una cena improvvisata, da una stretta di mano casuale, da un dialogo con chi, apparentemente, non ha nulla a che fare con te.

Eppure è proprio lì, nelle pieghe laterali della quotidianità, che si intrecciano i fili più solidi. Non perché qualcuno abbia pianificato un’agenda di contatti, ma perché un legame autentico riesce a farsi spazio.

È in quel momento che scopri che la vera ricchezza non nasce dal titolo che porti, ma dalla fiducia che sai generare.

Viviamo immersi in ecosistemi spesso chiusi.

Manager che frequentano manager, consulenti che si confrontano solo con altri consulenti, imprenditori che girano intorno agli stessi tavoli. È un gioco rassicurante, ma sterile: le stesse parole che rimbalzano, gli stessi problemi che si rigirano, le stesse soluzioni che non innovano.

Senza aperture, senza contaminazioni, tutto resta confinato in un recinto.

Io credo invece che le connessioni più preziose arrivino da mondi distanti. Da chi non appartiene al tuo ambiente, ma porta prospettive che non avevi considerato.

Un artigiano che ti apre la porta di una comunità locale. Un conoscente che lavora in un settore lontanissimo dal tuo e che, proprio per questo, ti regala un orizzonte nuovo. Un incontro casuale che diventa inizio di un cammino diverso.

Non è la professione che crea la connessione, ma la capacità di riconoscere nell’altro una parte di sé.

Ogni relazione, se coltivata con cura, può trasformarsi in un ponte. E quei ponti, messi insieme, formano paesaggi che nessuna pianificazione strategica saprebbe disegnare.

Per me il lavoro, l’impresa, la creatività hanno sempre avuto questo senso: non collezionare contatti, ma intrecciare fili.

Tessere relazioni che uniscono persone, luoghi, comunità, imprese. È in quel tessuto che prende forma il valore vero, quello che non appartiene a nessuno in particolare ma che diventa ricchezza condivisa.

E forse il segreto sta proprio qui: non inseguire la prossima occasione, ma imparare a vedere in ogni incontro la possibilità di far nascere qualcosa di più grande.

Perché il futuro non si costruisce nei salotti esclusivi, ma nei passaggi inaspettati tra vite che si toccano.

Il futuro non nasce dai circuiti chiusi, ma dall’apertura di varchi tra mondi diversi.

Non dai titoli che indossiamo, ma dalla fiducia che sappiamo generare.

Non dalle parole ripetute, ma dai fili invisibili che uniamo con gesti concreti.

Per me fare impresa, vivere la creatività, guidare una comunità significa questo: costruire ponti dove sembrava impossibile, dare voce a connessioni che nessuno aveva previsto, trasformare incontri in valore condiviso.

È da qui che si misura la forza di una persona e di un progetto: non da quanti contatti possiede, ma da quanti legami sa rendere vivi.

Chi è l'autore

Lapo Secciani

Sono un imprenditore, un manager e un creativo.
Non seguo gli schemi: li rompo.
Credo nelle persone, nel loro talento e nella loro unicità.
Il mio lavoro e le mie competenze tendono a far emergere il valore delle aziende e delle persone, disegno strade inesplorate e così genero valore: per le persone, per la comunità, per l’ambiente e per le aziende.
Mi ispiro a due modelli: Sergio Marchionne e Adriano Olivetti.

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