Il coraggio del non ancora

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Ci sono momenti in cui nulla è definito. Né passato, né futuro. È la soglia: fragile, sospesa, dove ogni possibilità resta aperta.

Sono i confini mobili che spaventano e affascinano, perché nulla è certo eppure tutto può nascere.

Abitare il “non ancora” non è debolezza: è la competenza più radicale che l’homo eco-centrico possiede. Significa accettare la fragilità dell’attesa, viverla come terreno fertile, trasformarla in spazio di co-creazione. Non fuggire dal dubbio, ma restarci dentro: lì si sviluppano energie nuove, lì prende forma ciò che ancora non esiste.

La paura del vuoto

L’homo ego-centrico teme il vuoto. Ha bisogno di controllo immediato, di certezze istantanee. Non sa sostare: brucia i passaggi, riduce tutto a decisione rapida, a vittoria momentanea.

Ma così facendo soffoca la possibilità. L’ansia di riempire ogni spazio con risposte immediate impedisce di vedere strade diverse, di lasciare che il futuro trovi il suo tempo per germogliare.

La soglia come spazio creativo

Il “non ancora” non è paralisi: è spazio creativo. È la palestra dove visioni nuove possono nascere dall’incertezza.

Keats parlava di negative capability: la capacità di restare nei dubbi senza precipitare in conclusioni premature. È il tratto dei poeti, ma anche dei leader che hanno il coraggio di sospendere il giudizio per far emergere ciò che conta davvero.

Per questo la managerialità umana deve imparare a vivere nel “non ancora”: non come fuga dalle responsabilità, ma come scelta deliberata di dare tempo al possibile.

Il valore del tempo sospeso

Il tempo sospeso non è tempo perso. È respiro, riflessione, rigenerazione.

Il gioco, che sembra inutile, e la bellezza, che non produce profitto immediato, sono proprio le forme più pure del “non ancora”: energie che non servono subito, ma che preparano futuro. Il coraggio sta nel saper attendere, proteggendo la ricerca e lasciando che l’incertezza diventi seme. Perché il “non ancora” è il luogo dove il cuore e la testa si incontrano: la comunità che sogna e il dovere che regge.

– La soglia non è assenza: è origine.

– Il “non ancora” è la palestra del futuro.

– Il coraggio è saper restare, non fuggire.

Il coraggio vero non è occupare spazi già pronti, ma restare sulla soglia.

È lì che inizia ogni cambiamento autentico.

Chi è l'autore

Lapo Secciani

Sono un imprenditore, un manager e un creativo.
Non seguo gli schemi: li rompo.
Credo nelle persone, nel loro talento e nella loro unicità.
Il mio lavoro e le mie competenze tendono a far emergere il valore delle aziende e delle persone, disegno strade inesplorate e così genero valore: per le persone, per la comunità, per l’ambiente e per le aziende.
Mi ispiro a due modelli: Sergio Marchionne e Adriano Olivetti.

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