
La società odierna è iperconnessa, veloce e sempre in continuo cambiamento. Le persone attraversano la vita rincorrendo tutto e tutti.
C’è sempre meno tempo per sedersi e riflettere; bombardati da sollecitazioni e stimoli esterni perdiamo il focus su ciò che, per ognuno di noi, è importante e ci ritroviamo a inseguire ambizioni, desideri, sogni e obiettivi che non sono nostri e non ci appartengono.
Il bivio che abbiamo davanti, acuito dalla reazione alla pandemia, dai continui cambiamenti che viviamo e dalle crescenti tensioni politico economiche che il mondo sta affrontando, ci pone davanti a una scelta.
E la scelta che siamo chiamati a fare non è una scelta ideologica, ma di “specie”.
Da una parte l’homus ECO-centrico, capace di comprendere che l’affermazione del proprio io passa da una comunità nella quale la realizzazione personale è il risultato dell’espressione dei propri talenti e della capacità, attraverso i quali, il prossimo ha la medesima opportunità di realizzare sé stesso esprimendo i propri talenti.
Questa nuova specie crede in una società ECO-centrica dove l’io trova la propria identità, grazie alle unicità caratteristiche di ogni singola persona, all’interno del NOI.
Un futuro dove ogni persona è libera di esprimere i propri talenti, valorizzando la propria unicità, entrando in risonanza con altre persone, libere di esprimere i loro talenti e valorizzare la loro unicità, per creare valore condiviso per i singoli e per la comunità che guarda con ottimismo al futuro
Dall’altra parte invece abbiamo l’homus ego-centrico, focalizzato solo e soltanto sul proprio io, smarrito all’interno di una società iperconnessa ma incapace ormai di essere comunità.
Persone che, dimenticano il valore del NOI concentrate e interessate solo ad appagare i propri egoistici bisogni e interessi; senza prospettive per il futuro e disinteressate al benessere collettivo perché capaci di vivere solo il proprio presente.
Un presente che non lascia spazio per la socialità, che acuisce le differenze, che omologa gli individui, rinchiudendoli nel proprio egoismo e nei propri interessi, incapaci di guardarsi intorno e di dare una prospettiva migliore alle nuove generazioni.
La sfida, per chi ha il compito di immaginare il futuro e lo sviluppo delle città, è quella di scegliere quale tipo specie di homo vogliamo vuole che prosperi nelle comunità e nelle città del futuro.
Possiamo pensare a città ECO-centriche.
Comunità ideate sulle persone e capaci di creare valore grazie ai propri talenti, alle proprie unicità e alla loro capacità di interazione, collaborazione e contaminazione.
L’alternativa sono le città ego-centriche.
Agglomerati urbani chiusi, dove la socialità è un lontano ricordo e nei quali la vita viene vissuta in modo virtuale, all’interno dei propri spazi, inviolabili e privati.
Scegliere quale futuro sia auspicabile è semplice, definire come renderlo possibile è la parte più difficile; ma non è impossibile.
In Italia stiamo lentamente riscoprendo un modello di comunità che in passato è stato un esempio virtuoso capace di distribuire benessere e ricchezza diffusa.
Nell’Italia degli anni ’60, quella del boom economico e della nascita del brand Made in Italy, vi erano esempi di comunità dove le interconnessioni tra economia, cultura e società erano strette e creavano valore per i singoli e per la collettività.
Mentre l’homo ego-centrico si rifugia in megalopoli iperconnesse, veloci, frenetiche e concentrate su un mondo pieno di apparenza e basato sul consumismo; l’homo ECO-centrico ricerca città che siano comunità, dove i luoghi siano collettori di opportunità, da vivere e condividere, capaci di stimolare le interazioni e valorizzare i talenti e le unicità individuali nella creazione di benessere collettivo.
Quando si parla delle città del futuro si parla di inclusione, di mobilità, di tradizione e di trasformazione. Sono queste le quattro parole chiave; utilizzate per sviluppare sia città ECO-centriche che quelle ego-centriche.
Compito, di chi è chiamato a immaginare, progettare, disegnare e sviluppare il futuro delle città è quello di ritrovare la semplicità e la genuinità, degli anni del boom economico italiano, concentrandosi su ciò che realmente è necessario per le persone.
Occorre quindi mettere al centro dello sviluppo del futuro delle città le esigenze e i bisogni delle persone, dando vita a progetti concreti e tangibili.
L’homo ECO-centrico, spinto dalla necessità di affermare il proprio io all’interno di una comunità costruita sul NOI, cerca sempre di più città a misura di persona, dove la dimensione umana sia valorizzata.
Città che permettono alle persone di costruire una socialità capace di mettere in relazione con gli altri i propri talenti e le porpie unicità, creando interconnessioni profonde e valore condiviso.
Luoghi ideati e fondati su valori comuni che danno origine a stili di vita e i comportamenti condivisi.
Quindi la città del futuro dovrà essere a misura di persona.
Una comunità costruita sul NOI si basa sul riconoscimento dell’io, quindi sulla valorizzazione dei talenti individuali e delle proprie unicità.
La digitalizzazione, la costruzione di processi e modelli sostenibili, l’adozione di comportamenti virtuosi saranno abilitatori della trasformazione urbana, se e solo se vissuti, non come burocrazia e normative imposte imposte dall’alto, ma come risultante di un processo di condivisione che parte dal basso e che tiene conto delle esigenze personali dei cittadini.
Un futuro che si realizza attraverso la realizzazione di luoghi da vivere tutto il giorno, capaci di rispondere a un riscoperto senso di comunità che, sempre di più, è un bisogno di un crescente numero di cittadini.
La centralità della persona è infatti alla base del futuro delle città, che dovranno essere intese come comunità dove il rapporto tra il tessuto economico-produttivo, urbano e cittadino sarà sempre più stretto e interconnesso.
Un rapporto che permette alle persone di crescere -personalmente e professionalmente- valorizzando i talenti e unicità individuali, grazie allo sviluppo di nuove relazioni interpersonali capaci di creare valore per tutta la comunità. Il futuro delle città è “a misura di persona” e deve essere progettato tenendo presente i cittadini del futuro, non dimenticando che quella che dobbiamo fare è una scelta di “specie” tra l’homo ECO-centrico e l’homo ego-centrico.