
Una soglia tra ciò che esiste e ciò che può ancora accadere
Ci sono scelte che non nascono da un piano, ma da un’urgenza. Scelte che non derivano dalla volontà di aggiungere qualcosa, ma dal bisogno di colmare un vuoto.
LSH è una di queste scelte.
Non è nata perché volevo lanciare un nuovo progetto imprenditoriale. Non è nata per occupare uno spazio di mercato. È nata, al contrario, per creare uno spazio che non esisteva.
Uno spazio mentale, relazionale e culturale in cui fosse possibile rallentare, guardare meglio, ascoltare le intuizioni che spesso nei ritmi del business tradizionale vengono soffocate prima ancora di essere pronunciate.
LSH è nata come si accendono alcune conversazioni: in silenzio, con rispetto, in attesa di una direzione che emerga insieme.
Ho sentito il bisogno di costruire un luogo in cui il valore non fosse determinato da un contratto firmato, ma da una visione condivisa. Un luogo in cui non si misurano risultati, ma si coltivano possibilità.
In fondo, la mia scelta non è stata quella di “fare qualcosa di nuovo”, ma di lavorare in un modo diverso.
Un modo che avesse al centro le persone, la profondità, la relazione, e che sapesse tenere insieme l’intuizione e il progetto, l’idea e la struttura, il sogno e la realtà.
Non un contenitore, ma un dispositivo generativo
Nel mondo delle imprese siamo abituati a pensare in termini di funzioni, di missioni definite, di perimetri d’azione. Ci sono, però, realtà che non si lasciano racchiudere in una definizione.
LSH non è un’agenzia, non è uno studio professionale, non è un ufficio di consulenza. È qualcosa che si muove tra le linee, che lavora nella zona grigia tra ciò che c’è e ciò che ancora non si vede. Un laboratorio curatoriale e strategico in cui si intrecciano visioni, idee, relazioni e traiettorie.
LSH accompagna visioni in trasformazione.
Non prende in carico progetti già pronti: si fa spazio accogliente per ciò che è ancora informe, ma vivo.
Per quei pensieri che cercano casa. Per quelle energie che non trovano nome. Per quelle persone che hanno qualcosa da dire ma non sanno ancora da dove cominciare.
Come si lavora dentro LSH
Non esistono servizi preconfezionati, né pacchetti da scegliere. Ogni percorso nasce da una conversazione, ogni relazione è diversa, ogni storia richiede il proprio tempo.
LSH lavora per immersione: ascolta, osserva, connette, rigenera.
Non interviene subito: crea le condizioni perché qualcosa emerga. Non promette risultati rapidi: coltiva trasformazioni profonde.
Ciò che conta, prima di tutto, è la qualità della connessione.
Quella tra chi porta un’idea e chi può aiutarla a evolvere. Quella tra chi ha visione e chi ha strumenti. Quella tra territori, comunità, imprese, istituzioni, talenti.
Ogni percorso si costruisce insieme.
Non c’è un obiettivo da raggiungere, ma una traiettoria da disegnare. Non c’è una formula da applicare, ma un contesto da comprendere. Non c’è un cliente da servire, ma un alleato da ascoltare.
Perché questo modo di lavorare
Perché ho imparato che le trasformazioni autentiche non avvengono per via lineare. Non nascono da un brief perfetto, né da un piano editoriale ben impostato.
Nascono nel momento in cui qualcuno si prende la responsabilità di fermarsi, di stare dentro il dubbio, di riconoscere che ciò che ha funzionato finora non è più sufficiente.
Nascono nel tempo della soglia.
LSH nasce da questa consapevolezza: che prima di ogni svolta, c’è un tempo di attesa, di sospensione, di ascolto. E che in quel tempo si gioca la differenza tra un progetto che si replica e uno che evolve. Tra un business che funziona e uno che cambia le cose.
Io ho scelto di abitare quel tempo. E di creare uno spazio in cui altri potessero farlo insieme a me.
A chi si rivolge LSH
Un luogo che non è per tutti, ma è per molti.
Per chi sente di essere nel mezzo. Per chi è in un passaggio, in una trasformazione, in una tensione. Per chi ha visione, ma non ancora forma. Per chi ha desiderio, ma non ancora alleanza. Per chi vuole costruire futuro, ma non nei modi consueti.
È pensata per chi ha il coraggio di non avere risposte immediate. Per chi non si accontenta della performance. Per chi vuole mettere in discussione la logica del valore come fatturato, e immaginare un valore più profondo, più umano, più generativo.
Un atto di visione, non solo un’iniziativa imprenditoriale
LSH è – formalmente – una società benefit, ma prima ancora è un atto di visione.
È il mio modo di dire che esiste un altro modo di lavorare, di collaborare, di pensare e di costruire. È il mio tentativo di dimostrare che la cura può essere strategica. Che l’ascolto può produrre valore. Che la relazione può generare trasformazione.
Non ho creato LSH per avere un’attività in più.
L’ho creata per dare forma a un’intuizione che mi accompagna da anni: che tutto — anche il business — può diventare uno spazio abitabile, umano, rigenerativo. Se lo si progetta con visione e lo si abita con verità.