
Siamo onesti: quante volte abbiamo sentito parlare di sostenibilità e ci siamo chiesti se dietro a quelle parole ci fosse qualcosa di vero?
Negli ultimi anni, aziende di ogni settore si sono riempite la bocca di ESG, SDG, Net Zero, dichiarando obiettivi ambiziosi, ma lasciando spesso un senso di insoddisfazione. Perché la domanda vera resta sempre la stessa:
serve davvero a qualcosa? O è solo marketing verde e burocrazia che ingessa le imprese?
L’ho già scritto e ne ho parlato in più occasioni e contesti: la sostenibilità non è uno slogan. È fatica quotidiana, coerenza, concretezza. È la differenza tra chi cerca di cambiare davvero le cose e chi usa la sostenibilità solo per vendere di più.
Tra vantaggio competitivo e obbligo burocratico
C’è chi vede la sostenibilità come un costo, un insieme di carte da compilare, una moda passeggera da seguire per evitare di essere tagliati fuori.
E c’è chi, invece, la riconosce per quello che è: un nuovo paradigma di impresa, dove profitto, persone e pianeta si tengono insieme, dove si crea valore condiviso, non estrattivo.
Ma attenzione: non basta dichiararlo. Serve dimostrarlo. E qui le aziende si dividono in due categorie:
- quelle che misurano i propri impatti, li migliorano anno dopo anno, li raccontano con trasparenza;
- e quelle che colorano di verde i propri profili social, ma che dentro restano le stesse di prima.
Un esempio concreto: chi prova a cambiare sul serio
Tra le tante realtà che ho avuto modo di osservare, Ingegneria Emiliana srl SB -azienda di cui sono Direttore generale da febbraio 2023- rappresenta un esempio virtuoso.
Non perfetto, non finito, ma concreto.
Un’azienda che opera nel settore edile – un settore tutt’altro che semplice quando si parla di sostenibilità – e che ha scelto di trasformarsi in Società Benefit, adottare un modello di misurazione degli impatti e mettere la sostenibilità al centro della propria strategia.
Non lo fa solo per “fare bella figura”: lo fa perché ha capito che rigenerare il patrimonio edilizio con attenzione all’ambiente e alle persone è il cuore stesso del proprio mestiere.
Per Ingegneria Emiliana srl SB la sostenibilità non è un progetto parallelo, ma è il modo con cui costruisci i luoghi in cui vivranno e lavoreranno le persone.
Nel primo report di impatto numeri i parlano chiaro: riduzioni di CO₂ concrete, risparmi energetici per i clienti, investimenti sul benessere delle persone che lavorano in azienda, sostegno a progetti sociali locali.
Numeri che valgono più di tante slide patinate.
La sostenibilità è utile se genera valore (vero)
Quando la sostenibilità è reale, genera vantaggi competitivi per tutti:
- per l’azienda: riduce costi energetici, migliora i processi, aumenta la motivazione interna;
- per i clienti: offre soluzioni più efficienti, sicure e durature;
- per il territorio: crea comunità più vivibili e inclusive.
Non è una questione di bontà o beneficenza. È intelligenza strategica. È capacità di leggere il futuro e di prepararsi per tempo.
E quando è solo marketing?
Quando resta ferma ai titoli.
Quando i KPI non esistono o non vengono pubblicati.
Quando il “green” si vede solo nelle campagne pubblicitarie e non nei cantieri, nei prodotti, nei bilanci.
Quando si usa la sostenibilità come leva per ottenere incentivi pubblici, ma poi non si investe realmente nella transizione ecologica e sociale.
E, peggio ancora, quando diventa burocrazia sterile:
- checklist da compilare per le certificazioni;
- costi aggiuntivi senza ritorno;
- processi farraginosi che rallentano l’innovazione invece di sostenerla.
Qual è allora la differenza?
La differenza la fa il senso del perché.
La sostenibilità vera è quella che parte da una domanda semplice: “Che tipo di impresa vogliamo essere? Per chi e per che cosa stiamo costruendo valore?”
Non basta dirlo. Va fatto. E va misurato.
Il futuro è già scritto? No. Dipende da noi.
Io credo in un modello di impresa eco-centrico, non ego-centrico.
In aziende che, come dicevo in un mio articolo, scelgono la sostenibilità della nonna, quella concreta, fatta di scelte semplici e responsabili, e non quella patinata delle campagne pubblicitarie.
Credo che la sostenibilità sia una straordinaria leva di competitività per chi ha il coraggio di integrarla davvero nel proprio modo di fare impresa.
Ma so anche che, senza competenze, senza leadership e senza visione, tutto questo può restare solo una moda passeggera. O peggio, un’occasione persa.
Allora, torniamo alla domanda iniziale: vantaggio o burocrazia?
La risposta è: dipende da noi. Da come scegliamo di stare al mondo.