ego-centrismo vs ECO-centrismo

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Una collega e amica -imprenditrice ed esperta di sostenibilità- in un post si chiede cosa non funziona e si è rotto nella nostra società, riflettendo soprattutto sui perché ci troviamo in questa grave situazione di cortocircuito.

Pensieri che l’hanno portata e la portano a riflettere su temi spinosi e di difficile risposta.

Il sovraffollamento del nostro Pianeta, la necessità e la possibilità di ricercare un nuovo equilibrio, il ruolo della tecnologia quale salvagente di una società alla deriva, il crescente bisogno delle persone di trovare un equilibrio tra vivere e lavorare, le risposte che le imprese rigenerative tentano di dare a questi problemi e come queste siano sostanzialmente fallimentari quando le si osservano da una prospettiva globale.

Una riflessione, tante domande e pensieri, che mi portano a esprimere il mio pensiero in merito; poiché questi dubbi e queste domande non riguardano solo la mia amica e collega, ma sono comuni a tutti coloro che hanno a cuore il futuro della nostra Comunità e del nostro Pianeta.

Ognuno di noi è tenuto a fare la propria parte, a prendere parte a questa discussione che deve essere affrontata da una prospettiva diversa.

Dobbiamo cambiare il paradigma da cui osserviamo le cose.

Ci sono inquietudini e nuvole grigie all’orizzonte che non si possano dissipare continuando a trovare risposte in un sistema ormai prossimo all’estinzione.

Un modello socio economico guidato dal paradigma “Mors tua vita mea” non può più funzionare, non c’è bisogno di illustri (ma lo sono davvero?) economisti per capirlo: questa società ha fallito!

O costruiamo -oggi- un modello economico e sociale in cui il mio benessere è frutto di un lavoro che mi permette di esprimere il mio talento e capace di garantire al prossimo di lavorare e valorizzare il suo talento, garantendogli condizioni economiche e sociali dignitose, oppure siamo condannati -presto- all’estinzione.

È così!

Citando uno dei miei film preferiti, forse il mio film preferito: Any given Sunday di Oliver Stone con un monumentale Al Pacino.

“[…] Perciò o noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente […]”

Tony D’Amato, Any given sunday

La tecnologia è un mero strumento. Non è né buona, né cattiva, non è né generativa, né distruttiva.

La risposta non è nello strumento, ma nella mano che lo guida e lo utilizza.

In questo contesto mutevole, accelerato da crisi sanitarie, sociali, economiche e geopolitiche, viviamo un vero cambio di epoca e non una “semplice” epoca di cambiamenti.

“viviamo un cambio di epoca e non un’epoca di cambiamenti”

La differenza? Sostanziale.

Un cambio di epoca è qualche cosa che cambia radicalmente la vita, gli usi e i costumi delle persone, stravolgendone la vita e le aspettative.

Un esempio? La scoperta del fuoco o l’invenzione della ruota… solo per citarne alcuni.

In questo cambio di epoca, che vede la fina della supremazia delle democrazie (così come con lo scoppio delle due guerre mondiali abbiamo assisto al crollo dei nazionalismi), stiamo assistendo anche a un’evoluzione del genere umano.

L’homo sapiens sta lasciando spazio a due nuove specie, frutto di una speciazione, che nell’evolvere hanno dato e stanno dando vita a due visioni antitetiche del mondo, della società e della comunità.

Da una parte l’homo ego-centrico, concentrato su sé stesso, schiavo della tecnologia e votato esclusivamente al morboso desiderio di appagare momentanee pulsioni, desideri e bisogni egoistici e personali.

Dall’altra parte l’homo ECO-centrico, consapevole che quello in cui viviamo è un sistema in equilibrio dinamico, dove ad ogni azione scaturisce una reazione; conscio che la realizzazione personale trova la sua pienezza all’interno di una comunità che riconosce e valorizza i singoli talenti e le specifiche attitudini.

Due specie diverse tra loro, talmente diverse che ormai sono incapaci di comunicare poiché possiedono un linguaggio e un registro diverso. Due specie che hanno scelto di percorrere strade antitetiche che portano a due mondi, a due idee di società e comunità di diverse.

ego-centrismo versus ECO-centrismo.

Questo cambio di epoca si porta con sé un conflitto che va oltre lo scontro valoriale e/o politico; è un conflitto in cui è in gioco la sopravvivenza.

La supremazia di una specie sull’altra.

Dall’esito di questa battaglia per la sopravvivenza avremo la risposta alle domande che assillano, non solo la mia collega e amica, ma tutti coloro che si domandano: quale futuro abbiamo, quale futuro ci attende?

Non ci aspettano tempi facili; saranno tempi duri.

La storia ci insegna che tempi duri sono il terreno su cui far germogliare valori saldi e nobili, grazie al rifiorire di persone forti e vere.

Questa battaglia è decisiva.

Questa battaglia riguarda tutti noi.

Non possiamo osservare neutrali; è doveroso schiararsi, è necessario farsi carico del nostro ruolo, assumersi le proprie responsabilità e stare in trincea, combattendo in prima linea.

Senza paura, disposti a perdere tutto, ma non questo scontro.

“[…] non è la specie più forte o intelligente quella che vince, ma quella che si adatta meglio all’ambiente […]”

Charles Darwin

Darwin afferma che nella battaglia per l’evoluzione non è la specie più forte o intelligente quella che vince, ma quella che si adatta meglio all’ambiente.

Questo dobbiamo tenerlo bene a mente, altrimenti continueremo a perseverare nel più grande errore che, nel prossimo futuro, sancirà -indubbiamente- la supremazia dell’ego-centrismo sull’ECO-centrismo.

Dobbiamo smettere di essere supponenti. Dubbio e curiosità ci salveranno, dobbiamo tornare a essere bambini. Chiediamoci più spesso “perché”?

Se vogliamo che da questa battaglia per la sopravvivenza tra specie ne esca vincitore l’homo ECO-centrico dobbiamo lasciare da parte la retorica spicciola, il politicamente corretto, l’educazione preconfezionata, le convinzioni imposte e tutta quell’inutile burocrazia castrante e inibitrice del talento e dell’estro umano.

Occorre spogliarsi della forma e tornare alla sostanza. Concretezza e coerenza tra pensiero, parole e azione generano valori saldi e veri.

L’homo ECO-centrico non è colui che segue pedissequamente le regole, l’educazione e le convenzioni, ma è colui che le interpreta, le mette in dubbio, le cambia e le modifica, identificandosi in valori che sono in coerenza con pensiero, parole e azioni.

Viviamo in una società dove ogni valore è identificato da una certificazione (a pagamento), dove per ogni azione produciamo un bilancio (falsificabile), dove il talento è soffocato da regole e convenzioni (assurde e limitanti).

Seguiamo in modo acritico comportamenti, spesso senza neanche sapere e chiederci il perché.

Ci adeguiamo a norme e regole pesanti che stritolano coloro che vogliono crescere in modo sostenibile e umano a vantaggio di colossi spregiudicati, senza anima, che si possono permettere di produrre apparenza e carta, invece di sostanza e azioni concrete.

Proseguire su questa strada significa sancire la sconfitta dell’homo ECO-centrico e di una società e comunità ECO-centrica.

Serve rimboccarsi le maniche, imparare a fare squadra, metter da parte l’io e l’ego a favore del NOI; ognuno deve essere consapevole che è necessario affrontare il problema globale come ECO-sistema.

ECOSISTEMA /e·co·si·stè·ma/ sostantivo maschile. L’insieme degli organismi viventi ( fattori biotici ) e della materia non vivente ( fattori abiotici ) che interagiscono in un determinato ambiente costituendo un sistema autosufficiente e in equilibrio dinamico (lago, stagno, savana, ecc.).

L’etimologia di questa straordinaria parola -ecosistema- deriva dal greco òikos  (casa) e dal sostantivo maschile sistema.

Un ECO-sistema è formato dall’ambiente, con le sue caratteristiche fisiche e chimiche, e dall’insieme di tutte le popolazioni interdipendenti, interconnesse e in equilibrio.

La risposta alle sfide e ai problemi di questo cambio di epoca la troviamo nel significato della parola ecosistema.

È lapalissiana l’importanza di comprendere quanto ormai siamo tutti interconnessi -esseri viventi e non viventi- e quanto l’azione di uno influenzi l’altro migliorando o minando l’equilibrio dell’(ECO) sistema in cui ci troviamo.

Viviamo in un tempo dove l’apparenza vince sulla sostanza, se vogliamo quindi che questo concetto di interconnessione tra cose, persone, luoghi e azioni sia percepito non possiamo annacquarle di “supercazzole”, non possiamo appesantirle con norme insostenibili e incomprensibili.

Difendiamo una visione ECO-sistemica del mondo e della comunità con forza e determinazione, mantenendo una coerenza tra pensiero, parole e azione. Così i valori che identificano l’homo ECO-centrico saranno comprensibili e percepiti, ma soprattutto condivisi.

La sfida è ardua, ma non impossibile, appelliamoci a quella provvida sventura manzoniana che trova la sua massima espressione nell’Adelchi:

“[…] non ci resta che far torto o patirlo […]”

Alessandro Manzoni, Adelchi

Perché se viviamo “per accogliere le gioie future, in cui voglio ancora credere” non dobbiamo esitare a “mostrare i denti a chi osa attentare alla serenità di chi è nel mio cuore”.

Che mondo vogliamo? Su quale futuro scommettiamo? Che cosa vogliamo essere?

Le risposte le troviamo nelle nostre azioni, nelle nostre scelte e nella coerenza con cui viviamo e attraversiamo questo mondo che -mettiamocelo in testa- non ci appartiene.

Concludo questa mia riflessione con le parole di Amleto

“[…] Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna o prender armi contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine? Morire, dormire… […]”

William Shakespeare, Amleto

Scegliamo l’Essere all’apparire e siamo pronti a “prender armi, contro un mare d’affanni e, opponendosi, por loro fine” perché è finito il tempo di “soffrire i colpi di fionda e dardi d’atroce fortuna”.

Ci giochiamo il futuro, non il proprio, ma il nostro, del nostro Pianeta, dei nostri figli e dei nostri cari.

Combattere, non per “morire, dormire”; combattere per “Essere”.

Scegliamo di Essere, piuttosto che apparire.

Chi è l'autore

Lapo Secciani

Sono un imprenditore, un manager e un creativo.
Non seguo gli schemi: li rompo.
Credo nelle persone, nel loro talento e nella loro unicità.
Il mio lavoro e le mie competenze tendono a far emergere il valore delle aziende e delle persone, disegno strade inesplorate e così genero valore: per le persone, per la comunità, per l’ambiente e per le aziende.
Mi ispiro a due modelli: Sergio Marchionne e Adriano Olivetti.

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