Fare edilizia, farla bene… cosa serve?

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Sono in questo nuovo mondo (di nuovo) da pochi mesi; in questo primo periodo ho osservato e ascoltato perchè avevo bisogno di capire e comprendere come funziona il settore dell’edilizia; necessità che, a dire il vero, ancora ho.

L’edilizia è un mondo complesso, molto più di quanto non sembri vedendolo dall’esterno; tante, tantissime sono le dinamiche che impattano sul corretto svolgimento dell’attività quotidiana di chi lavora in questo settore.

Chi non lo conosce può credere che sia un lavoro in cui la testa conti meno delle braccia; io lo ammetto, un tempo neanche troppo lontano, lo pensavo.

Beh non è così… anzi.

La differenza per diventare ed essere un’azienda forte, solida e capace, nell’edilizia, la fa -proprio- la testa.

E quindi che cosa serve per essere per crescere e affermarsi in questo settore così complesso e difficile?

Le competenze necessarie possiamo dividerle in tre macrosettori: 1. manageriali tecniche, 2. imprenditoriali di visione, 3. progettuali e realizzative.

Competenze manageriali tecniche

  • Serve capacità di programmare e di analizzare i possibili scenari futuri con le opportunità e i rischi che essi presentano.
  • Serve individuare azioni di mitigazione per gestire i possibili rischi.
  • Serve una pianificazione economica-finanziaria precisa e puntuale.
  • Serve un metodo preciso, che con ordine e disciplina riesca a individuare tutti i processi necessari ad avere una reale esecuzione di qualità.

Competenze imprenditoriali di visione

  • Serve visione e capacità di immaginare un futuro che metta al centro i bisogni e le necessità delle Persone.
  • Serve avere capacità relazionali, per interagire in modo positivo con tutti gli stakeholder.
  • Serve avere rispetto, verso le persone che lavorano con noi, verso i clienti e i fornitori e verso l’ambiente.

Competenze progettuali e realizzative

  • Serve competenza e coraggio progettuale, ma anche l’esperienza e quel saper fare delle maestranze di cantiere.
  • Serve avere una mente elastica e veloce, per rispondere con prontezza a imprevisti, problematiche o situazioni esterne avverse.
  • Serve sapersi rimboccare le maniche perché, per rispettare i tempi e la parola data, quando c’è da fare si fa.
  • Serve una profonda conoscenza delle più innovative tecniche di progettazione e di realizzazione per ridurre gli impatti economici e ambientali.

Oltre a tutto ciò serve soprattutto: passione, tanta passione.

Progettare, costruire e realizzare spazi e strutture significa disegnare il futuro. Farlo bene, creando valore per l’impresa, le persone e l’ambiente non è facile.

Credetemi però.

È entusiasmante.

Hai l’occasione di lasciare un’impronta, di fare la differenza.

La responsabilità dell’impronta che lasci, dell’impatto che hai sulle vite delle persone, sull’ambiente e su tutta la comunità la senti.

La senti sulle spalle, la senti nello stomaco; una sensazione che ti fa capire quanto importante sia lavorare bene.

Quello dell’edilizia è un settore dove avere una gestione manageriale ed economica finanziaria, puntuale e precisa, deve integrarsi con elasticità mentale e capacità di gestire imprevisti e problemi, oltre a essere affiancata da una professionalità nel progettare, immaginare e realizzare spazi e strutture che dovranno durare nel tempo.

Quello che realizziamo sono spazi, strutture, immobili che impattano sulle persone e l’ambiente.

Dalle scelte che facciamo, manageriali, progettuali, realizzative dipende se questi impatti saranno positivi e negativi.

Esiste sono un modo per fare edilizia bene: migliorando il presente e il futuro di persone e ambiente.

Adesso posso dirlo con certezza: fare edilizia, farla bene pensando alla comunità, non è facile.

Anzi… è difficilissimo.

Le cose difficili mi sono sempre piaciute.

Tantissimo.

Ecco perché sono qui: per fare la differenza e lasciare la mia impronta positiva.

Oggi per domani.

Chi è l'autore

Lapo Secciani

Sono un imprenditore, un manager e un creativo.
Non seguo gli schemi: li rompo.
Credo nelle persone, nel loro talento e nella loro unicità.
Il mio lavoro e le mie competenze tendono a far emergere il valore delle aziende e delle persone, disegno strade inesplorate e così genero valore: per le persone, per la comunità, per l’ambiente e per le aziende.
Mi ispiro a due modelli: Sergio Marchionne e Adriano Olivetti.

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